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Messaggio Da Admin - AnnaGarofalo Gio Nov 03, 2011 1:06 pm

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The skeleton key
La superstizione che ammanta la razionalità sulla scorta di irrisolti del cuore e ci fa vittima di noi stessi e della rapacità di malintenzionati ai quali diamo inconsapevolmente la nostra vita in mano.
Ma c’è anche il razzismo e la critica della borghesia corrotta degli anni ’20. La rancorosa invidia per una vita che fa della vita degli altri strumento di capriccio. E la magia nera che consente il rovesciamento dei termini. I vessati diventano vessatori in eterno.
C’è il tema della ragazza che non metabolizza l’abbandono della madre e raddoppia l’abbandono e il senso di inadeguatezza e di impotenza del padre abbandonandolo a sua volta.
In questo modo la ragazza rende potabile l’abbandono attribuendolo solo al padre e condannandolo a un ulteriore abbandono, sicuramente più duro. E si lancia nel cavalcare la sua vita lasciando il deserto alle sue spalle.
Ma in questo caso il comportamento ingeneroso ricevuto si tramuta in dono. I dolori, uno dopo l’altro, del padre probabilmente si tramutano in malattia irreversibile e il padre tace alla figlia la sua agonia per morire da solo, proteggendola dal dolore, afferma la stessa ragazza nel corso del film.
Quello che il padre non poteva immaginare è che la sua assenza di figlia nel momento della malattia e della morte, la ragazza sarà costretta a riempire ripetutamente con surrogati del padre morente, di volta in volta. Per donare tutta la sua pazienza e dedizione a estranei che gli consentano di ricoprire il ruolo di figlia amorevole che il padre le ha proibito.

TRAMA. Sappiamo che la protagonista è bella, sicura di sé, giovane e con una amica che la ama come una sorella. Ha un buon lavoro in una clinica per anziani dove può accompagnare dolcemente alla morte degli anziani morenti. Ma la sua vita non la soddisfa più.
Quel ruolo di accompagnatrice della morte è troppo sterilizzato e standardizzato dall’ambiente sanitario e non trova spazio l’espressione della sua devozione filiale repressa.
Allora perché no, lasciare tutto e andare a vivere in una famiglia a curare un anziano come badante, essere lì per il sofferente 24 ore su 24 e vivere il clima di casa e di dolore che si respira intorno a una persona morente?
Accompagnata dallo scetticismo dell’amica solerte e affettuosa, che rappresenta il lato razionale e concreto della sua vita (e che lei doma con la scusa di acquisire esperienza per il futuro lavorativo di infermiera) si addentra in un luogo inospitale dell’ambiente e del cuore.
Cosa c’è di meglio per il senso di colpa rimordente che trovare lì un vecchio moribondo, pare, vessato dalla moglie e che ci guarda con occhi supplichevoli chiedendoci disperatamente aiuto come trovandosi in una situazione di pericolo?
Ecco che allora il ruolo di salvatrice ha un colore di minore impotenza (cosa si può fare contro la morte?) poiché può portare effettiva salvezza.
Ma che cosa terrorizza il vecchio che non può muoversi e parlare?
Ecco che inizia l’indagine della ragazza per la grande casa e il mistero che l’ammanta con in pugno la chiave che ne apre tutte le porte meno una.
Una ragazza che non avesse il cuore contaminato dal dolore e dal senso di colpa sarebbe andata via ed effettivamente tante badanti avevano lasciato il posto di lavoro messe in allerta da tante situazioni inspiegabili e inquietanti in quella casa. Ma la nostra protagonista, seppur dopo qualche incertezza, non può lasciarsi sfuggire l’occasione di vivere una sorta di catarsi attraverso quel rapporto col vecchio morente (come se fosse suo padre) accompagnato da quella moglie vessante (come se fosse sua madre cattiva che ha abbandonato lei e il padre).
Quella moglie che inizialmente non voleva la nostra protagonista in casa sua perché la vedeva troppo forte, indipendente ed emancipata, lontana dalla mentalità delle paludi.
Si apre allora la scena ai misteri dell’unica stanza che il passepartout non apre e dalla quale provengono rumori. Non a caso è la stessa padrona di casa che manda la sua badante davanti a quella stanza nascosta nella soffitta con una scusa, anche se sembra che le voglia proibire in tutti i modi la conoscenza di quella stanza e dei suoi misteri poi (compreso quello della copertura degli specchi). Ma la ragazza dopo alcune indagini e la scoperta di una stanza di sortilegi e stregoneria, scopre da sola la magia hoodoo che infesta la casa e costringe la padrona di casa al racconto di tutta la storia della casa.
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