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3 Maggio - Machiavelli

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Messaggio Da Admin - AnnaGarofalo Sab Mag 03, 2008 1:29 pm

3 Maggio - Machiavelli Index


Niccolò Machiavelli nacque a Firenze il 3 maggio 1469.

Nel 1498, a 29 anni, fu eletto Segretario della Repubblica, un incarico che gli fornì l'occasione di viaggiare spesso. Nel 1500, infatti, fu inviato presso Luigi XII di Francia e, nel 1502, andò in legazione presso Cesare Borgia.

In questo periodo si batté per dotare la Repubblica Fiorentina di armi proprie. Dopo aver preso parte ad alcune ambascerie in Tirolo, a Monaco, in Francia e presso il conclave succeduto alla morte di papa Pio III, venne condannato ad un anno di confino: un effetto degli eventi che seguirono la decisione della Lega Santa di ripristinare la dinastia medicea a Firenze (Dieta di Modena, 1512). Fu questo uno dei suoi periodi più difficili, anche a causa del carcere e delle torture che un'accusa di tentata congiura antimedicea lo portò a subire.

Nella seconda metà dell'anno compose "Il Principe", opera che Machiavelli offrì a Lorenzo de' Medici (nipote del Magnifico) tra il settembre del 1515 e lo stesso mese del 1516. Nel 1520, il cardinale Giulio de' Medici gli diede l'incarico di scrivere le "Istorie Fiorentine" per conto dello Studio pisano. Gli otto libri delle Istorie furono consegnati un anno dopo al nuovo committente, Clemente VII.

Nel 1526, Francesco Guicciardini, suo intimo amico, tentò di mettere in scena una replica della sua commedia "La Mandragola", che però si risolse in un nulla di fatto. In seguito all'indebolimento di papa Clemente VII dopo il sacco di Roma (1527), a Firenze venne restaurata la Repubblica, ma Machiavelli non fu chiamato a ricoprirvi incarichi.

Morì il 21 giugno dello stesso anno.
Fonte.


Niccolò Machiavelli è indubbiamente uno dei più straordinari personaggi sia della storia del mondo che della letteratura italiana: della storia perché ha lasciato una impronta indelebile nel campo dello studio dell'organizzazione politica e giuridica del principato e della repubblica (Il Principe e i Discorsi sulla prima deca di Tito Livio), separando la scienza (e filosofia) politica dalla filosofia morale, attraverso la conoscenza della realtà dei fatti storici (verità effettuale); della nostra letteratura perchè la novella Belfagor e la commedia La Mandragola sono due grandi capolavori, tanto che, come in molti affermano, se egli si fosse dato alla scrittura letteraria, avrebbe impresso sicuramente una svolta al teatro italiano, come Molière in Francia. Inevitabile quindi una più approfondita disamina della sua vita nei tre periodi che l'hanno caratterizzata.
Machiavelli, come dice il De Sanctis, con la sua scienza politica, teorizza l'emancipazione dell'uomo dagli influssi degli elementi soprannaturali e fantastici creati dai potenti, pur in grande anticipo sui tempi (fino all'Illuminismo quest'influsso sarà tangibile nella pratica quotidiana sia politica che religiosa ed economica), non solo perché
- al concetto di una superiore provvidenza (o Fortuna) che regge le cose umane affianca il concetto dell'uomo creatore della storia, con la potenza del suo spirito e della sua intelligenza,
ma soprattutto perché
- al concetto di ubbidienza alle "auctoritates", che tutto predispongono e ordinano e legiferano e capiscono e comprendono e spiegano e dicono tutto quel che si ha da fare e pensare e credere e amare e sentire e vedere e ascoltare, ecc. ecc., sostituisce l'osservazione della realtà e l'esperienza quotidiana;
- alla "morale", con le sue regole sterili che nessuno segue, sostituisce le regole della pratica politica quotidiana, che con la morale religiosa nulla hanno a che fare;
- al concetto di feudo sostituisce il moderno STATO svincolato dal potere religioso;
- al concetto di Chiesa universale sostituisce il concetto di una Chiesa subordinata allo STATO, anche se in modo ancora poco chiaro.

Le riflessioni di Machiavelli maturano e si sviluppano nella sua esperienza quotidiana, che diventa la sua "verità effettuale", sia come uomo che come politico che svolge la sua azione all'interno di Firenze con la segreteria della seconda Cancelleria, e all'esterno come inviato speciale della Repubblica o di accompagnatore dell'orator, cioè dell'ambasciatore, o con un incarico impegnativo che, in mancanza di un titolo onorifico come quello di orator, impegnava ben più a fondo tutta la sua persona, perché non sostenuto fino in fondo dalla Repubblica fiorentina.
Fonte.
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