Sull'amicizia. De Saint-Exupery, Aristotele e Sant'Ambrogio.
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Sull'amicizia. De Saint-Exupery, Aristotele e Sant'Ambrogio.
Amico mio, accanto a te non ho nulla di cui scusarmi, nulla da cui difendermi, nulla da dimostrare: trovo la pace...
Al di la' delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l'uomo.
Al di la' delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l'uomo.
Antoine de Saint-Exupery
Stante dunque che tre sono le determinazioni per le quali gli uomini amano, nel caso dell'affezione per gli oggetti inanimati non si parla d'amicizia, giacché non c'è contraccambio d'affezione né si può volere il bene di quel dato oggetto(sarebbe infatti certamente ridicolo volere ciò che è bene per il vino, ma semmai si vuole che si conservi, per possederlo). Invece per l'amico si dice che si deve volere ciò che è bene per lui.
Ma le persone che vogliono bene in questo modo diamo l'appellativo di benevole se lo stesso sentimento non sorge anche da parte di colui che amano; infatti è in chi più contraccambiato che la benevolenza è amicizia.
Non bisogna forse aggiungere: «se essa non resta celata»? Molti infatti sono benevoli verso persone che non hanno mai visto, ma che pensano di essere oneste ed utili; e qualcuna di esse può pure provare lo stesso sentimento verso di loro. Questi individui, quindi, si manifestano vicendevolmente benevoli, ma come si può dire che sono amici se ignorano d'avere sentimenti reciproci? Occorre dunque che ci sia mutua benevolenza e che l'uno voglia ciò che è bene per l'altro, senza tenerlo nascosto, per una delle ragioni che abbiamo detto.
Ora, queste ragioni differiscono specificamente l'una dall'altra, e anche le affezioni e le amicizie. Tre sono pertanto le specie dell'amicizia, in numero uguale rispetto a ciò che è amabile: infatti, rispetto a ciascuna, vi è corrispondenza non latente di affezioni. E coloro che si amano reciprocamente vogliono ciascuno ciò che è bene per l'altro in quella specie dell'amicizia per cui si amano.
Quando gli uomini dunque che si amano reciprocamente in ragione dell'utile, si amano non per se se stessi, ma in quanto deriva loro qualche bene all'uno dall'altro. Similmente si deve dire anche di coloro la cui amicizia è motivata dal piacere: infatti hanno care le persone di spirito non per il fatto che sono dotate di quelle qualità, ma perché risultano loro piacevoli. Pertanto coloro che ad amare sono motivati dall'utile, amano in forza di ciò che per loro è piacevole: cioè non in quanto si tratta della persona amata, ma in quanto è utile o piacevole. Pertanto queste amicizie sono accidentali: non è infatti in quanto chi è amato è quello che è nella sua essenza che viene amato, ma in quanto apporta l'uno qualche bene, l'altro un piacere. Le amicizie di questo genere sono quindi facili a rompersi dato che le due parti non restano sempre uguali: infatti se non sono più utili o piacevoli cessano di amarsi. Ora, l'utile non è duratura, ma in un certo momento è una cosa, in un altro un'altra. Di conseguenza, essendo venuta meno la causa per la quale esse erano amiche, vien meno anche la loro amicizia, in quanto, appunto, l'amicizia mirava a quei fini.
Comunemente si ritiene che l'amicizia di questo genere sorge soprattutto tra vecchi (gli uomini di quest'età infatti non perseguono il piacevole, ma l'utile), ma sorge anche tra tutte quelle persone mature e tutti quei giovani che ricercano il loro interesse.
Assolutamente gli amici di questo genere non conducono nemmeno una vita d'intimità tra loro; talvolta infatti non sono neppure piacevoli l'uno all'altro. Pertanto non sentono nemmeno il bisogno di questo tipo di frequentazione, se non sono utili. Infatti in tanto sono piacevoli l'uno all'altro in quanto hanno speranze di ottenere qualche bene. In questa categoria di amicizie gli uomini pongono anche l'ospitalità.
Invece, ad avviso di tutti, l'amicizia dei giovani è motivata dal piacere. Costoro infatti vivono secondo passione e perseguono soprattutto ciò che a loro piace personalmente e ciò che piace al momento. Ma quando l'età muta, anche le cose che piacciono diventano altre. Per questo in fretta diventano amici ed in fretta cessano di esserlo: giacché la loro amicizia muta assieme a ciò che piace, ed i piaceri della giovinezza sono soggetti a rapidi cambiamenti.
I giovani sono pure inclini all'amore, giacché gran parte dell'amicizia amorosa asseconda la passione ed è dovuta al piacere. Per questo motivo amano e cessano di amore con rapidità, mutando più volte nel medesimo giorno. Questi desiderano trascorrere le giornate in compagnia e condurre vita in comune, perché in questo modo nasce loro ciò che è conforme all'amicizia.
L'amicizia dei buoni, vale a dire di coloro che sono simili in virtù, è perfetta. Questi infatti, in quanto buoni, vogliono in ugual modo l'uno ciò che è bene per l'altro, e buoni essi sono di per se stessi. Ma coloro che vogliono ciò che è bene per gli amici per loro stessi, sono massimamente amici, giacché ciascuno lo è dell'altro per l'altro stesso e non per accidente. Quindi l'amicizia fra costoro perdura finché sono buoni, e la virtù è cosa durevole.
E ciascuno è buono in senso assoluto e per l'amico, giacché i buoni e sono buoni in senso assoluto e sono vicendevolmente utili. Ed in ugual modo sono anche piacevoli, giacché i buoni sono piacevoli e in senso assoluto e l'uno all'altro. Infatti le azioni che sono proprie e quelle del medesimo genere sono secondo piacere, e le azioni dei buoni sono identiche o simili.
È normale che l'amicizia di questo genere sia durevole, giacché in essa si riuniscono tutte le qualità che devono appartenere agli amici. Infatti ogni amicizia è dovuta al bene o al piacere, o in senso assoluto o per chi è amati, ed esige una certa somiglianza tra gli amici. Ma a quest'amicizia appartengono tutte le condizioni che abbiamo detto, e le appartengono in virtù della natura stessa degli amici, giacché in questa amicizia gli amici sono simili anche per le altre condizioni, e ciò che è buono in senso assoluto è anche piacevole in senso assoluto. Ora, sono soprattutto queste determinazioni che sono degne d'essere amate, eppertanto l'amare e l'amicizia si realizzano principalmente in queste, e l'amicizia è la più eccellente.
Ed p logico che le amicizie di questo genere siano rare; infatti gli amici di questo genere sono rari.
Inoltre vi è bisogno di tempo e di consuetudine di vita, giacché, secondo il proverbio, non è possibile conoscersi l'un l'altro prima d'aver consumato assieme il sale di cui esso parla. Né pertanto è possibile accogliere qualcuno nella propria amicizia né essere amici prima che ciascuno si sia mostrato amabile all'altro ed abbia ottenuto fiducia. Coloro che instaurano rapidamente tra loro i vincoli dell'amicizia, vogliono essere amici, ma non lo sono se non sono anche degni d'amore e lo sanno. Infatti il desiderio di amicizia sorge rapidamente, ma l'amicizia no.
Aristotele, Etica Nicomachea, libro VIII, capp. 2-4 (traduzione di Marcello Zanatta, Milano, Fratelli Fabbri Editori, 1998, vol. 2, pp. 492-496).
Conservate dunque, figli, l’amicizia che avete stretta con i vostri fratelli, perché è la più bella tra le cose di quaggiù. Infatti è un conforto in questa vita avere una persona cui aprire il proprio cuore, confidare i propri segreti, affidare gli intimi pensieri del proprio animo, così da poter contare su un uomo fedele che nella prosperità si rallegri con te, condivida il tuo dolore, nelle persecuzioni ti incoraggi.
Sant’Ambrogio, I Doveri
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