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Cap. 5. Gli psichici - Sigmund Freud

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Messaggio Da Admin - AnnaGarofalo Gio Apr 03, 2008 1:58 am

Gli Psichici sono un gruppo di pensatori che si riunisce come congrega intorno alle teorie della psicoanalisi: una disciplina che si colloca a metà strada tra la filosofia e la medicina, una vera e propria scienza dell'anima, chiamata anche "psicologia del profondo", che si basa sulle percezioni ma anche sui sentimenti e sugli atti di volontà. Lo scopo della psicoanalisi, e dunque degli Psichici, è quello di fornire una spiegazione del funzionamento emotivo di ogni singola persona. E i maligni sostengono, anche quello di smaltire le giacenze di migliaia di divani.
Il suo compito principale dunque sembrerebbe avere come carattere comune quello della consapevolezza: tutto ciò che è conscio è psichico e tutto ciò che è psichico è conscio, tuttavia le cose non stanno esattamente in questo modo. La psicoanalisi è una disciplina costituita da un metodo che analizza le idee disoordinate, i pensieri in libertà che affiorano nella coscienza, senza che si possa sapere nulla della loro preparazione. E che lasciano intendere il grado di stabilità o di disagio di una persona. Sigmund Freud è il primo pensatore a dettarne le regole e a elaborarne i metodi. Metodi a cui aderiscono altri pensatori che in breve vanno a rinserrarne le fila, sino a creare un vero e proprio "movimento". Che apre riviste, centri di ricerche, società di psicoanalisi in varie nazioni; in cui si adottano regole severe per la formazione dei nuovi iscritti, per difenderla dagli aspri attacchi dei medici e dei filosofi che sentono questa disciplina come estranea e rivale, in quanto parte
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dell'una e parte dell'altra. Questa sua genesi turbolenta crea le premesse, sin dall'inizio, di una serie di laceranti defezioni. Gli Psichici infatti che per definizione avrebbero dovuto essere un gruppo di pensatori equilibrati e tranquilli, compongono invece una corrente di pensiero piuttosto instabile e conflittuale. Tra le defezioni più celebri si registrano: quella di Adler nel 1911 e quella di Jung nel 1913. Quest'ultimo, insieme a Freud, traccia le linee più interessanti del percorso psicoanalitico. Rispetto alle differenze tra questi due pensatori, si può dire in poche parole che Freud cerca di spiegare il presente con il passato, mentre Jung vuole determinare il presente in funzione del futuro. A questo proposito negli ambienti degli Psichici si raccontava la seguente storiella e cioè che, vedendosi arrivare incontro un viaggiatore, Freud gli avrebbe chiesto: "Da dove vieni?", Jung gli avrebbe domandato: "Dove vai?" e Adler.• "Perché ti trovi qui?". In ogni caso stiamo parlando di gente che non si faceva i fatti suoi e che ancora oggi nelle nostre isole meridionali avrebbe avuto vita dura.
Riguardo alle ulteriori differenze di metodo, possiamo dire che la visione di Freud, che condanna l'uomo alla tragedia di non poter essere niente di diverso da quel "disastro" che è, è senz'altro la più pessimistica, mentre al contrario Jung concede all'essere umano una possibilità di realizzazione futura: almeno nello Spirito. Forse anche per questo il linguaggio di Freud è più freddo e scientifico mentre quello di Jung è più fantasioso e poetico, ricco di termini "notturni" appartenenti all'anima romantica tedesca. Del resto una diversissima origine culturale divide queste due grandi menti: Freud è un positivista che interpreta la scienza dell'anima come se fosse una scienza naturale, mentre Jung è uno spiritualista, per metà scienziato e per metà sciamano, che distingue tra lo "spiegare" delle scienze della Natura e il "comprendere" delle scienze dello Spirito. Li accomuna un destino curioso, quello di essere due amanti "furiosi" (undici figli in due) e quello di aver raggiunto una notevole fama, non solo in campo scientifico ma anche in campo letterario, tra i lettori comuni, grazie
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agli equivoci con cui sono state affrontate le loro opere: il primo infatti viene creduto un divinatore, ossia un traduttore di sogni con annesso sistema di combinazioni da giocare al lotto, mentre il secondo che abbonda di descrizioni erotiche dei sogni dei suoi pazienti viene percepito come un autore "hard" da leggere come antipasto prima di consumare un amplesso. Come se tutto ciò non bastasse, si dice che entrambi non potessero dormire senza le pantofole sistemate sotto il letto, in posizione ortogonale rispetto al comodino. Debolezze da Psichico. O debolezze psichiche?

SIGMUND FREUD
Altrimenti detto: Mr. Libido
PREMESSA - Se avete trascorso l'adolescenza sotto l'incubo del se-sto comandamento ("Non fornicare!"); se più tardi, come tutti, avete cercato di stringere una relazione con un altro essere umano ma per lo sconforto avete pensato più volte di sposarvi con una bambola gonfiabile o con un manichino dei grandi magazzini; se preferite la notte al giorno, perché almeno col buio si sogna; se qualche volta avete trovato conforto col sesso bidimensionale e volete individuarne il motivo nascosto, perché quello apparente lo conoscete già: Freud è il vostro pensatore di riferimento. Ma attenzione l'appetito viene mangiando...
Coccolatissimo primogenito di Jakob e della premurosa mamma Amalie Nathanson (che dopo di lui sforna altri sette pargoli), il futuro fondatore della psicoanalisi, nasce da una famiglia ebrea a Freiberg in Moravia nel 1856, odierna Pribor, per chi volesse andarci in pellegrinaggio, e a 4 anni,
a causa di un tracollo finanziario del padre, si trasferisce con la famiglia a Lipsia, per traslocare subito dopo a Vienna dove passa il resto della vita sino al 1938. Ragazzino dai regolari studi e dai frequenti squilibri d'umore, il piccolo Sigmund arriva senza particolari difficoltà alle
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soglie dell'università, dove viene attirato dalla facoltà di Medicina perché voglioso di risolvere qualcuno dei tanti mali del mondo. Non ultimo quello della mancanza di "gnagna" che gli impediva di trafiggere l'arco del cielo dei sensi. Così nel 1874, spinto da uno scritto di Goethe sulla natura, che parlava di Fringillidi (ancora loro!) e dunque di passerotti e fringuelle, si iscrive all'università di Vienna.
La voglia di convolare a nozze con l'amata Martha lo spinge ad abbandonare la carriera scientifica e ad accettare la proposta economica di un laboratorio e poi quella di una clinica psichiatrica, sinché nel 1885 si specializza in neuropatologia, disciplina trascurata dalla medicina ufficiale dell'epoca. Attratto dalle nuove terapie che si servono della suggestione per la cura di pazienti isteriche, si reca in Francia col titolo di docente e con una borsa di studio che impiega in piccola parte all'ospedale psichiatrico della Salpetrière e in massima parte con le peripatetiche di Pigalle, per una serie di studi che più tardi gli torneranno utili, visto che al tempo si riteneva che l'isteria fosse una malattia de-gli organi di riproduzione della donna. Grazie ai serrati ritmi di studio dell'esperienza parigina, arriva alla conclusione che la causa di tutte le malattie mentali è la pazzia. Che non può dirsi una scoperta sensazionale. Rientrato a Vienna collabora con il dottor Breuer alla ricerca di nuove tecniche che combattano le nevrosi, proponendo un metodo "ipnotico" e che si rifà alle idee dello psichiatra francese Janet ma che, invece di reprimere le "esternazioni" dei pazienti con l'aiuto di infermieri nerboruti, cerchi di favorire l'esternazione dei sintomi morbosi, col duplice obiettivo di scaricare la tensione del paziente e di distrarsi un po'.
In quegli anni apre a Vienna un gabinetto di consultazioni mediche, secondo alcuni mettendo a punto la cura di fobie, raptus e ossessioni varie, secondo altri andando in giro a vaccinare dall'isteria ogni donna, facendo sfoggio psicanalitico del suo "ghiribizzo". Nel 1886, a dimostrazione di quanto fossero infondate le voci su una sua presunta "morbosità
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sessuale che gli faceva considerare il cervello come un'appendice dei genitali, si sposa e fabbrica alla moglie ben 6 figli. Quindi, comprensibilmente affaticato, abbandona l'ipnosi (grazie alla quale i maligni dicevano avesse convinto la moglie a sposarlo), arte nella quale era diventato poco abile, se è vero che una sua paziente, durante un trattamento, lo aveva alleggerito del portafoglio. Successivamente si mette con entusiasmo a perfezionare una serie di tecniche che vedono occasionalmente il sesso al centro di quelle nuove teorie. Ragione che provoca l'immediata rottura con Breuer che si rifiuta di seguirlo nell'ipotesi maniacale che dietro ogni sintomo nevrotico si nasconda una pulsione sessuale.
La dottrina di Mr. Libido nel frattempo si diffonde con enorme rapidità a Vienna, attizzando l'entusiasmo dei pazienti e degli aspiranti psichiatri e suscitando l'ostilità del mondo medico istituzionale. Per contrastarla vengono messe in giro voci sempre più infamanti sulla presunta immoralità di Freud: si dice abbia appetiti insaziabili, che possieda un'enorme agenda con le abitudini sessuali dei suoi pazienti e che per aiutarli a rintracciare un punto sensibile del corpo umano (il fatidico punto "Sigmund"?) applichi personalmente la "tecnica dei mille tentacoli"; i più fantasiosi arrivano a ipotizzare che questa maniacalità gli derivi dal fatto d'essere stato violentato nella culla dal becco di un Fringillide. La maggior parte dei suoi colleghi lo considera definitivamente perduto nella vischiosa ragnatela del sesso e di conseguenza le cliniche che adottano i suoi metodi vengono severamente boicottate.
Oltre a ciò, l'inattesa defezione di Breuer e la scomparsa del padre, accadute nel medesimo arco di tempo, provocano in lui una profonda crisi da cui esce grazie all'invenzione dell'autoanalisi", che risolvendogli il problema della parcella, gli permette di risparmiare i soldi per far rifoderare il divano (su cui "trattava" le/i pazienti). Non è tuttavia un buon momento. "L'interpretazione dei sogni", pubblicato nel 1900, conosce un clamoroso insuccesso editoriale: in ot-
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to anni ne vengono vendute 611 copie, molte meno del libro di Taricone. Nel 1902, dopo anni di ostacoli da parte del corpo accademico, ottiene finalmente l'incarico di professore straordinario all'università di Vienna. Nello stesso periodo a Salisburgo si tiene il primo Congresso Internazionale di Psicoanalisi e nel 1909 la "Peste della mente", come scherzosamente la chiamava lui stesso, sbarca negli Stati Uniti dove all'università del Massachusetts viene presentata al cospetto del pragmatico William James, il più celebre filosofo americano, che la ritiene poco "funzionale" e decide quindi di ignorarla e di farla ignorare.
Nel 1910 intanto Freud fonda la Società Psicoanalitica Internazionale, con la quale il movimento diventa una vera e propria organizzazione che raccoglie intorno a sé uno stuolo di seguaci molto preparati. E con il riconoscimento internazionale arrivano anche le scissioni: nel 1911 Alfred Adler, brillante psicologo austriaco, si distacca da Freud sostenendo di non poterne più della storia delle pulsioni sessuali e privilegiando al loro posto le determinazioni storico-sociali dell'individuo. Nel 1913 anche il grande Jung, che diventerà il suo primo rivale, interrompe la condivisione delle posizioni teorico-sessuali di Freud per procedere in direzioni mistiche, col proposito di desessualizzare la nozione di "Libido".
Nel frattempo Mr. Sesso si dedica alla risistemazione teorica della sua psicoanalisi e, all'arrivo della prima guerra mondiale (allora trasmessa in chiaro solo per pochi abbonati), si dichiara dapprima favorevole ma poi ci ripensa e pubblica un libro in cui sottolinea l'arretratezza delle società primitive, nelle quali gli impulsi aggressivi vietati al singolo trovavano il loro sfogo nella collettività e dunque nella guerra. La sua dottrina intanto, sviluppatasi inizialmente in ambito clinico, diventa progressivamente una vera e propria interpretazione del mondo, con implicazioni di ordine filosofico, storico, artistico e morale. Al punto da farlo nominare, nel 1920, professore ordinario all'università
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di Vienna e fargli ricevere nel 1930 il premio Goethe, a riconoscimento del suo importante lavoro per la cultura. Con l'annessione dell'Austria alla Germania, Hitler dà l'ordine di bruciare nelle piazze I suoi libri e lui, per tutta risposta, non smentendo la lucidità che illumina le Grandi Menti nei momenti difficili, ribatte con sarcasmo: "Il progresso della Storia è evidente: nel Medioevo, invece dei libri, avrebbero bruciato me". Quello che non può sapere è che ben quattro delle sue sorelle troveranno la morte nei campi di concentramento. Di lì a poco la sua casa verrà saccheggiata ma il recalcitrante e pluriottantenne Freud si convincerà a lasciare Vienna solo grazie all'intervento del presidente americano Roosevelt, che otterrà dalle autorità naziste il consenso all'espatrio.
Nel 1938 si trasferisce a Londra dove viene ricevuto con tutti gli onori della nebbia e dell'umidità in alta uniforme. Già gravemente malato, a Londra certo non guarisce e si sotto-pone a ben 33 interventi chirurgici senza mai assumere un anestetico. L'uomo che infatti aveva programmato di dare sollievo al mondo attraverso la psicoanalisi dichiara allo storico Stefan Zweig: "Preferisco continuare a pensare in mezzo alle torture piuttosto che sentirmi come quei deficienti che si `fanno' in discoteca e poi s'ammazzano per le strade". Dopodiché si ricorda di un'antica leggenda morava che par-lava di un folletto che si aggirava nella gelida selva con la capacità di donare l'oblio a chi con cuore sincero gliene avesse fatto richiesta e chiede al suo medico personale una piccola dose di morfina che lo aiuti a raggirare il tumore alla gola e a lasciare il mondo "sportivamente" nelle dolci braccia di una procace infermiera, tanto per non perdere le vecchie abitudini e per non rinnegare proprio alla fine, le teorie che vogliono il mondo governato da fremiti e percussioni di stoppami e patonze. Lascia il suo inconscio alla scienza e il re-sto ai posteri, nella fumosa Londra del 1939, prima di farsi una dose incontenibile di tabù addosso e di poter dare la colpa del conflitto mondiale alla mancanza di sesso e di amo-
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re nel mondo, soprattutto il secondo, presente inquesto mondo come un asiatico nei film pomo: solo in parti di sé condissimo piano. Quindi s'addormenta soavemente pene Bando alla sua mamma e ricordandosi chele assomigliava di morire. E infatti muore un giorno di settembre del 1939.
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