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Cap. 14. La pratica filosofica con gruppi e organizzazioni - Caffè filosofici

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Messaggio Da Admin - AnnaGarofalo Dom Mar 23, 2008 5:38 pm

«La folla è menzogna.»
— SOREN KIERKEGAARD —

«Moltissimi di noi a volte sono spinti,
anche se è solo un breve impulso, a metter mano alla soluzione
dei problemi della società, e perlopiù in cuor nostro sappiamo
che abbiamo il compito di lasciare il mondo un po' migliore
di come l'abbiamo trovato.»

-CYRIL JOAD -
Se l'interesse centrale di questo libro è consistito nell'esplorare il lavoro filosofico fatto da soli o nel corso di una consulenza a quattr'occhi, la pratica filosofica ha anche applicazioni più vaste.
I suoi professionisti operano con gruppi come formatori e con organizzazioni come consulenti. La formazione del gruppo può essere formale o informale. I gruppi informali si riuniscono regolarmente in "caffè filosofici" per dedicarsi a pubbliche discussioni.
I gruppi formali partecipano a un procedura chiamata Dialogo Socratico allo scopo di trovare risposta a specifiche domande.
Per quanto riguarda la consulenza, il filosofo aziendale e destinato a diventare un elemento fisso nelle organizzazioni del ventunesimo secolo, con un ruolo specifico nella struttura aziendale.
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In questo capitolo verranno sinteticamente descritte queste attività filosofiche, indicando i benefici che il gruppo o l'organizzazione possono ricavarne.

Caffè filosofici

In Europa c'è già più di un caffè filosofico, e oggi ne stanno sorgendo di continuo in tutto il Nord America. Poche sono le esigenze di carattere tecnico per queste riunioni filosofiche informali. Occorre soltanto un filosofo disposto ad "aprire bottega" per tranquille discussioni, ogni settimana, ogni mese o anche solo occasionalmente. Nella nostra società high-tech, dove tutto va velocemente, la lussuosa e lenta esplorazione del mondo delle idee è un'occasione da non perdere. Persone di ogni genere si uniscono ai gruppi che ho presieduto o ai quali ho partecipato, ma un tratto comune è spesso un sentimento di distacco dalla cultura di massa e la constatazione che il pensare per conto proprio è un valore che ha sempre meno corso: sta diventando un'arte perduta.
Se sei soddisfatto della cultura spacciata dai media – mezzibusti televisivi, film insensati, instant-books, esistenze insignificanti – godrai di una dieta che giorno per giorno ti verrà ammannita al solo scopo di non farti pensare. Ma se aspiri a qualcosa d'altro, devi dedicarti a una più attenta ricerca.
Il vuoto dei nostri cinquantasette canali televisivi, ali-menta il bisogno di qualcosa d'altro, che sempre più spesso si traduce in gruppi informali di discussione filosofica. Lo scambio di idee è una merce preziosa – sebbene non compaia nei listini di borsa – ed è perlopiù gratuita. Questi caffè filosofici riportano la filosofia alle sue intenzioni originarie, quelle di fornire alimento al pensiero nella
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quotidianità e di spronare la gente a vite più esaminate. Socrate praticava la filosofia sulla piazza del mercato, attaccando bottone con il primo venuto, disposto a discutere ogni cosa con chiunque e in ogni momento. Questa è la tradizione a cui si rifanno i caffè filosofici.
Presiedo un Philosopher's Forum (un seminario filosofico) mensile in una libreria di Manhattan e un altro in un celebre caffè del Greenwich Village. Molti sono i frequentatori regolari presenti a ogni seduta, ma ogni volta compaiono anche facce nuove, e nell'insieme costituiscono una sezione trasversale di New York — e pertanto dell'umanità. Perlopiù si tratta di lavoratori e studenti. C'è la possibilità di stabilire un argomento per ogni particolare sessione, ma di solito lascio che i convenuti espongano i problemi che li assillano e che sia il gruppo a discuterli.
Non si trascura nessun argomento, compresi quelli elevati, come significato morale, fede e giustizia. Ho esposto modalità di superamento dell'alienazione, ho spiegato quel che la tecnologia significa per l'umanità e persino come fare nuove conoscenze. Gli argomenti di cui si parla nella l'arte seconda del presente volume spesso vengono trattati in gruppi, esattamente come nella consulenza a quattr'occhi. Alcuni dei frequentatori abituali hanno i loro argomenti prediletti, che ogni volta espongono, ma, quale che sia la questione discussa, ciascuno trae beneficio dall'udire i punti di vista di altri. Inutile aspettarsi una concordanza totale in una riunione pubblica, ma quello che si riesce a ottenere è ugualmente utile: l'occasione di mettere al banco di prova le concezioni di altre persone, di esporre a rischio le proprie, e di imparare a conciliare o tollerare opinioni antitetiche. Che la sfida in ultima analisi rafforzi o sovverta le tue posizioni, il tuo atteggiamento filosofico ne risulterà comunque consolidato.
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C'è un'unica regola fondamentale nei miei gruppi di discussione: la cortesia. I partecipanti che vi si attengono nello stesso tempo praticano anche altre virtù: pazienza, attenzione, tolleranza. Indipendentemente dall'argomento in discussione, l'esercizio di queste virtù è di per sé una lezione filosofica.
Scoraggio invece le citazioni, vale a dire i riferimenti a opere filosofiche pubblicate. La discussione extra-accademica riguarda ciò che pensi e ciò che pensano gli altri componenti il gruppo, non quello che è servito a qualcun altro per fare carriera. Se nel gruppo si discute di giusti-zia, la materia prima è fornita dalle particolari esperienze di giustizia o ingiustizia toccate ai partecipanti e le loro generiche opinioni in materia.
Non occorre essere laureato in filosofia per avere esperienze e pensare in proprio. Coloro che si limitano a buttar lì nomi altisonanti o tentano di far colpo con la loro erudizione, evidentemente non afferrano il punto fonda-mentale della riunione.

«Infatti l'uomo che pensa per conto proprio fa conoscenza con gli autorevoli esponenti delle sue opinioni
soltanto dopo averle a sua volta acquisite
e semplicemente quale loro conferma, mentre il filosofo libresco prende le mosse dalle sue autorità,
in quanto le proprie opinioni le costruisce mettendo assieme le opinioni di altri: quindi la sua mente sta,
rispetto a quella del predecessore,
come un automa rispetto a un uomo vivente.»

- ARTHUR SCHOPENHAUER -

La regola della buona educazione è di importanza cruciale quando si toccano argomenti scottanti. E, potete credermi, ci occupiamo di questioni più delicate persino di quelle che avete modo di udire dai più scandalistici programmi televisivi o radiofonici. Non ci sono tabù,
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non c'è censura ai miei "forum filosofici", a patto che le regole fondamentali siano osservate come ausilio all'esercizio della ragione scevra di passionalità. Non esistono pensieri che non si possono pensare – prova infatti a pensare un pensiero che non puoi pensare!
Ci occupiamo di problematiche razziali, sessuali, relative alla giustizia, alla religione, alla libertà, al denaro, alle droghe, all'istruzione, e ad altre che sta diventando difficile, se non impossibile, sottoporre apertamente e sinceramente a esame nella nostra società che diviene sempre più politically correct.
Il proposito-guida di questi gruppi è di discutere questioni che altrimenti non vengono discusse, vuoi perché scottanti, o troppo complesse, o entrambe le cose. Gli Stati Uniti dovrebbero essere la sede ideale di questo scambio di idee, per cui devo dire grazie a certe librerie e caffè che abbiamo eletto a sedi dei nostri appuntamenti mensili, nelle quali continuiamo a dedicarci alla libertà individuale e alla libertà di espressione. A tutt'oggi, i "commissari politici" ci hanno lasciato in pace, i poliziotti del pensiero non hanno compiuto arresti e gli ideologi ipersensibili non ci hanno denunciato per averli diffamati. Forse dovremmo spingerci ancora più in là.
Soprattutto sugli argomenti più imbarazzanti, per tutti noi è un bene stare ad ascoltare i punti di vista altrui. Di solito frequentiamo persone che la pensano come noi, e sono pronto a scommettere che gran parte dei tuoi amici condividono molte delle tue idee.
Siamo sempre felici di offrire apertamente quel poco che abbiamo, ma spesso ci sentiamo più arricchiti dal poco offertoci da altri. Prestare orecchio alle prospettive altrui non è detto che debba per forza cambiare le tue, ma dovrebbe indurti perlomeno a riflettere più a fondo. L'apertura mentale ha bisogno di esercizio: ti è necessaria
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quando la tua attuale disposizione filosofica abbia cessato di servirti. Non possiamo non avere opinioni, ma non sempre sappiamo se sono giuste o errate.
Se desideri tenerti a un elevato livello filosofico, devi sottoporre le tue idee a periodiche messe a punto ed essere pronto ad apportare cambiamenti quando siano opportuni.
Se sei incuriosito, spero che cercherai – o addirittura fonderai – nel tuo quartiere un caffè filosofico. Porta con te grossi problemi: ci sono limiti alla tolleranza sociale? Qual è lo scopo dell'istruzione? Qual è il modo migliore per allevare i figli? I media dispongono di eccessivo potere? La nostra cultura è in declino? Quali sono gli effetti della sostituzione della tradizione scritta con quella visuale? Che cosa significa condurre una vita buona? Come fare a stabilire la differenza tra giusto e sbagliato? Sussistono metodi obiettivi per giudicare ciò che è equo e ciò che è iniquo? Esistono significato e scopo? C'è un Dio? E Dio è maschio o femmina? E conta che lo sia? La morale può essere ridotta alla biologia? La moralità è una invenzione umana? Che cos'è la bellezza? Che cos'è la verità?
Se ci lavori per conto tuo o a quattr'occhi con qualcun altro, può darsi che tu sia incappato in qualcuno di questi interrogativi, ma è più probabile che la tua attenzione sia focalizzata su preoccupazioni più immediate, personali. Tuttavia, le grosse e le piccole questioni spesso si accavallano, e affrontare argomenti di più vasta portata varrà a rinforzare la tua filosofia personale, e questa diventerà più persuasiva e più utile nella tua vita di ogni giorno. Le grosse questioni continuano a essere tali. Quel che veniva discusso ad Atene duemilacinquecento anni fa, è di piena attualità anche oggi, ed essere in grado di dibatterne fa parte integrante di quel che significa essere vivi e vegeti.
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