III MEDITAZIONE (b)
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III MEDITAZIONE (b)
13. Ma mi viene ora in mente un'altra via per ricercare se alcune delle cose di cui sono in me le idee esistono fuori di me. Finché queste idee sono soltanto delle modalità di pensiero, non riconosco alcuna disuguaglianza tra di loro, e mi sembrano procedere tutte allo stesso modo; ma in quanto l'una mi rappresenta una cosa, l'altra un'altra, è chiaro che esse sono tra di loro molto diverse. Senza alcun dubbio, infatti, quelle che mi rappresentano delle sostanze sono qualcosa di più e, per così dire, hanno in sé più realtà oggettiva di quelle che rappresentano solo delle modalità o accidenti. Di nuovo quell’idea attraverso la quale concepisco un qualche sommo Dio, eterno, infinito, onnisciente, onnipotente e creatore di tutte le cose che esistono fuori di lui, quell’idea dico, ha certamente in sé più realtà oggettiva di quelle per mezzo delle quali vengono rappresentate le sostanze finite. 14. Già secondo il lume naturale è chiaro che nella causa efficiente e totale ci dev’essere almeno tanto quanto si riscontra nel suo effetto. Infatti l'effetto da dove mai potrebbe prendere la sua realtà, se non dalla causa? E la causa come potrebbe dargli questa realtà, se non l'avesse in sé? Da ciò dunque consegue che nulla può essere generato dal nulla, e neppure che ciò che è più perfetto, cioè che ha più realtà in sé, [41] può derivare da ciò che è meno perfetto. Questo non solo è evidentemente vero riguardo a quegli effetti la cui realtà è attuale o formale, ma anche riguardo a quelle idee in cui si considera soltanto la realtà oggettiva. Ad esempio una pietra che prima non esisteva non può cominciare ad esistere ora, se non è prodotta da qualcosa in cui vi sia tutto quello che formalmente o eminentemente è già nella pietra; né il calore può essere immesso in un soggetto che prima non era caldo se non da una cosa che sia di un ordine almeno tanto perfetto come è il calore, e così il resto. Inoltre non vi può essere in me un’idea di calore o di pietra, se non è posta in me da qualche causa nella quale almeno vi sia tanta realtà quanta ne concepisco nel calore o in una pietra. Infatti, per quanto questa causa non trasfonda niente della sua realtà attuale o formale nella mia idea, bisogna ritenere non che questa causa sia meno reale, ma che la natura della stessa idea debba essere tale da non esigere in sé nessun'altra realtà formale oltre a quella che viene tratta dal mio pensiero, di cui è una modalità. 15. Quanto poi al fatto che questa idea contenga l’una o l’altra realtà oggettiva, ciò sicuramente lo deve derivare da qualche causa nella quale come minimo vi sia tanto di realtà formale quanto essa ne contiene di oggettiva. Se infatti ammettiamo che nell'idea si trova qualcosa che non è nella causa, questo "qualcosa" lo deriverebbe dal nulla. Eppure, per quanto sia imperfetto questo modo di essere per cui la cosa esiste oggettivamente nell'intelletto per mezzo dell'idea, tuttavia sicuramente è qualcosa, e quindi non può derivare dal nulla. Non debbo nemmeno pretendere che, siccome la realtà che considero nelle mie idee è soltanto oggettiva, non sia necessario [42] che la stessa realtà sia formalmente nelle cause di queste idee: deve bastarmi che si trovi in esse anche oggettivamente. Infatti come questo modo d’essere oggettivo appartiene alle idee secondo la loro natura, così il modo d’essere formale appartiene alle cause delle idee, almeno alle prime e alle più importanti, secondo la loro natura. E sebbene forse un’idea possa nascere da un'altra, tuttavia qui non si dà un processo all'infinito, ma si deve giungere a qualche prima idea la cui causa abbia la forza di un archetipo in cui ogni realtà che si trova nell'idea solo oggettivamente, vi sia contenuta anche formalmente. Cosicché per il lume naturale mi è chiarissimo che le idee sono in me come immagini che possono facilmente decadere dalla perfezione delle cose dalle quali sono desunte, ma certo non possono contenere qualcosa di più grande e di più perfetto. 16. Quanto più a lungo e con quanta maggiore curiosità esamino tutte queste cose, con tanta maggiore chiarezza e distinzione riconosco che sono vere. Ma quale conclusione posso trarre da tutto ciò? Certo se la realtà oggettiva di qualcuna delle mie idee è tale che io sia certo che essa non è in me né formalmente né eminentemente (di modo che io non posso esserne la causa), da ciò necessariamente consegue che io non sono solo nel mondo, ma che esiste anche qualche altra cosa che è la causa di questa idea. Se invece non si trova in me nessuna idea che abbia tali caratteristiche, non avrò certamente nessun argomento che mi renda certo dell'esistenza di qualcosa al di là di me. Ho infatti esaminato con somma diligenza tutto, e non ho potuto trovare fino ad ora null'altro. 17. Tra le mie idee poi, all'infuori di quella che mi rappresenta a me stesso, riguardo alla quale qui non vi può essere nessuna difficoltà [43], un'altra è quella che rappresenta Dio, altre che rappresentano le cose corporee e inanimate, gli angeli, gli animali, ed infine altre che rappresentano altri uomini simili a me. 18. Quanto alle idee che rappresentano altri uomini, o animali, o angeli, comprendo chiaramente che possono essere composte da quelle che ho di me stesso, delle cose corporee e di Dio, e questo avverrebbe anche se nel mondo non vi fossero altri uomini oltre a me, né animali, né angeli. 19. Quanto poi alle idee delle cose corporee, non si trova nulla in esse di così grande rilievo da non sembrare che possano derivare da me stesso; ed infatti qualora osservi con maggiore profondità ed consideri le singole idee nel modo in cui ieri ho esaminato l'idea della cera, mi accorgo che vi sono solo pochi aspetti che in esse percepisco in maniera chiara e distinta: cioè la grandezza — estensione in lunghezza, larghezza e profondità; la figura, che nasce dal limite di questa estensione; il luogo, che i corpi aventi diverse figure occupano l'uno rispetto all'altro, ed il moto, cioè la mutazione di questo luogo; ad esse si possono aggiungere la sostanza, la durata ed il numero; il resto poi, come la luce, i colori, i suoni, gli odori, i sapori, il caldo e il freddo, e le altre qualità sottoposte al tatto non sono contenute nel mio pensiero se non in maniera molto confusa ed oscura, cosicché ignoro addirittura se siano vere o false, cioè se le idee, che ho di esse, siano idee di alcune cose o di non-cose. Sebbene infatti abbia fatto notare poco fa che la falsità propriamente detta, o formale, non si può trovare se non nei giudizi, c'è tuttavia sicuramente una qualche altra falsità materiale nelle idee, quando rappresentano ciò che non esiste come se fosse qualcosa; così, ad esempio, le idee che ho del calore e del freddo sono tanto poco chiare e distinte [44], che da esse non posso sapere se il freddo sia soltanto una privazione di calore, o il caldo una privazione del freddo, o se ambedue siano una qualità reale, o nessuna delle due. Dal momento che non ci può essere idea se non delle cose, seppure è vero che il freddo non è null'altro che privazione di calore, ben a ragione sarà giudicata falsa l'idea che me lo rappresenta come qualcosa di reale e positivo,e questo vale anche per le altre idee. 20. Non è necessario che assegni a queste idee un autore diverso da me; infatti, se anche sono false, e cioè non rappresentano alcuna cosa, per il lume naturale mi è noto che derivano dal nulla; cioè che sono in me perché manca qualcosa alla mia natura, non del tutto perfetta; se poi sono vere, poiché tuttavia mi rappresentano così poco di realtà, che non possono nemmeno essere distinte da ciò che non esiste, non vedo perché non possano essere generate da me stesso. 21. Quanto alle cose che sono chiare e distinte nelle idee relative alla realtà corporea, mi sembra che alcune posso averle derivate dall'idea di me stesso, cioè la sostanza, la durata, il numero e se ve ne sono altre di uguale tipo. Quando penso infatti che la pietra è una sostanza — ossia una cosa che è adatta ad esistere di per sé — e anche io sono una sostanza, sebbene comprenda che io sono una cosa che pensa e non una cosa estesa, mentre la pietra è una cosa estesa e che non pensa, e quindi che massima è la diversità tra l'uno e l'altro concetto, tuttavia sembrano appartenere al tipo della sostanza. Allo stesso modo, quando comprendo che ora esisto, e mi ricordo di essere esistito anche prima per un certo tempo; quando ho vari pensieri dei quali comprendo il numero, acquisisco [45] le idee di durata e di numero, che poi posso applicare a qualsiasi altra cosa. Tutte le altre cose poi dalle quali sono formate le idee della realtà corporea, cioè l'estensione, la figura, il luogo ed il moto, non sono contenute formalmente in me, dal momento che io non sono nient'altro che una cosa che pensa; ma poiché esse sono
soltanto alcune modalità della sostanza, ed io sono una sostanza, sembra che possano essere contenute in me eminentemente.
soltanto alcune modalità della sostanza, ed io sono una sostanza, sembra che possano essere contenute in me eminentemente.
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